Racconto di cantine verticali, Vitovska, Terrano e viti tenacemente aggrappate alla roccia carsica.
Il viaggio in Carso è stato caratterizzato, almeno per quanto riguarda la sua parte iniziale, da una pioggia battente ed intensa.
Lasciato Monfalcone ci siamo addentrati per una strada collinare che ci ha portato a Prepotto, un piccolo agglomerato di abitazioni adagiato sul pendio carsico appena sotto il confine con la Slovenia. Al primo approccio con Prepotto ci siamo subito resi conto che i nostri luoghi abituali sono cosa ben diversa da quel piccolo mondo. Le vie non hanno nome, solo un numero civico preceduto dal nome della località (Prepotto, appunto).
Nessuna indicazione stradale né tantomeno commerciale o turistica, nonostante del piccolo numero di case una buona percentuale sia rappresentata dalle aziende vitivinicole. Nessuna persona incontrata in quelle piccole stradine nonostante fossero le ore 10.30 del mattino. E trovare il nostro primo appuntamento, l’azienda agricola Zidarich, non è stato semplice. Siamo stati accolti dalla gentilissima sig.ra Marisa, che già avevo contattato telefonicamente. Ha dato l’impressione di essere la tuttofare dell’azienda, gestita dalla famiglia di Benjamin Zidarich.
Dopo un breve scambio di informazioni nella sala di degustazione posta al piano terreno dell’azienda, abbiamo iniziato il percorso “in discesa” all’interno della cantina. Una cantina verticale ricavata, anzi, scavata nella roccia carsica e disposta su due livelli, il più basso dei quali si trova a 15 metri di profondità. Guardando la parete rocciosa ci siamo subito resi conto che la viticoltura in quelle zone ci obbligava ad un approccio mentale completamente diverso da quel che siamo abituati ad affrontare. La cantina, infatti, è stata ricavata a ridosso di un vigneto della proprietà, il quale ha lasciato traccia nelle rocce. Nella parete rocciosa della cantina si nota il percorso verticale della radice di una vite che ha cercato nutrimento inserendosi nella roccia. Il Carso, definito “una terra senza terra”, ci appariva nella sua esplicita natura geologica: uno strato superficiale di terreno vegetale che raggiunge i 50 centimetri di spessore e subito sotto, implacabile, la roccia.
Il primo livello è destinato alla lavorazione delle bottiglie mentre al livello inferiore si trovano le botti che contengono il vino in affinamento. Sia le botti grandi che le botti piccole hanno una vita media di 15 anni, e sono tutte in rovere di Slavonia. Le pareti della cantina sono rappresentate dalla nuda roccia esposta a seguito dei lavori di scavo. Le volte, gli archi e le pareti divisorie sono state costruite con le rocce estratte dagli scavi. Dopo la visita alla meravigliosa cantina, unica nel suo genere - mai visto nulla di simile, più un monumento che una costruzione - siamo tornati nella sala di degustazione dove abbiamo potuto ammirare un panorama bellissimo con vista sul mare e sul castello di Duino (passando lo sguardo da sud-ovest a nord-ovest). Abbiamo deciso di degustare i vini ottenuti da uve autoctone della zona, la Vitovska ed il Terrano.
La Vitovska è un vino ottenuto da uve a bacca bianca pressate e poste in fermentazione in tini di legno, senza controllo della temperatura (la cantina ha una temperatura costante di 12 °C), e con le bucce in macerazione nel mosto. Terminato il tempo di fermentazione e dopo la sgrondatura delle vinacce, il vino viene posto in affinamento nelle botti di rovere di Slavonia. Il tempo di maturazione varia dai due anni a più anni per i vini ottenuti da uve derivate dalle produzioni delle annate migliori. I vini non vengono sottoposti a filtrazione né a chiarificazione. Il medesimo procedimento viene utilizzato per la produzione del Terrano, in questo caso un vino ottenuto da uve a bacca rossa ed anche questo soggetto a chiarificazione “naturale”, vale a dire con deposito per gravità delle sospensioni.
La Vitovska si presenta nel suo aspetto fascinoso che ricorda una leggera foschia e mostra una livrea dorata delicata ma vivace. Il naso è accarezzato da fragranze eleganti e lievi che ricordano la pesca gialla e l’albicocca ed altrettanto lievi aromi di spezie dolci in cui emerge su tutti lo zafferano. Ma a colpire per intensità e presenza sono i toni erbacei e soprattutto una mineralità che spinge ed accompagna allo stesso tempo tutto il ventaglio profumato di questo prodotto. L’aria circostante ha l’odore della roccia carsica e l’effluvio di pietra focaia che si sprigiona dal bicchiere ci ricorda la particolarità del luogo in cui ci troviamo. Al palato si mostra con una introduzione decisamente fresca ed immediatamente dopo la sapidità di questo vino coinvolge tutto il palato, pur nella grande piacevolezza del frutto, ben presente, e nel finale altrettanto piacevole accompagnato da una scia amaricante che tiene in lunghezza il florilegio aromatico del sorso. Una caratteristica che mi ha particolarmente colpito è stata la sensazione del palato molto asciutto subito dopo la deglutizione.
Abbinamenti tradizionali sono la Jota (minestra di fagioli e crauti) ed i tipici formaggi carnici, soprattutto i formaggi freschi, come le formaggette con erbe aromatiche.
Nel complesso un vino eccellente che mi ha ricordato come l’approccio filosofico all’assaggio deve per forza di cose essere diverso da quanto appreso fino ad oggi nelle mie esperienze.
Siamo poi passati alla degustazione del Terrano, un altro simbolo di questa porzione di territorio. La sua consistenza ma soprattutto il colore vivace, rubino acceso, lascia presagire quanto poi ritroveremo al palato. Accostando il bicchiere al naso si scorgono ben definiti, se pur non eccessivamente intensi, i profumi di piccoli frutti rossi, lamponi e marasche su tutti, ed anche in questo caso ci colpisce la spiccata mineralità del vino. La leggera speziatura, non eccessiva ma ben dosata, completa quanto di particolare ci raggiunge al naso. L’ingresso al palato è quasi erompente a causa della decisa freschezza del sorso. Ma non sgradevole, anche consci del fatto che, caratteristica di questo vino è la spiccata acidità, a cui segue una piacevole espressione del frutto ed un tannino ancora un po’ irrequieto, ma ben integrato. Chiude molto nitido lasciando il palato pulito e perfettamente in ordine.
Abbinamenti - Abbiamo la certezza che, con una pietanza adeguata in abbinamento, questo vino può regalare sensazioni uniche. Abbinamento tradizionale è il tipico prosciutto cotto con pane e kren ed i salumi carnici. Le sue caratteristiche si sposano inoltre con cibi gustosi e carni grasse come arrosti, stufati e bolliti misti.
Anche in questo caso è necessario un approccio filosofico mirato. Non è facile definire un approccio filosofico, ma pensate a questi vini, prodotti da viti che vivono aggrappate alle rocce, e la loro sofferenza, ma anche la loro tenacia a portare a maturazione le uve così faticosamente cresciute. Queste piante incrociano solo la presenza umana, con la quale interagiscono per comunicare come possono il loro stato e la loro soddisfazione finale. Non conoscono macchine e chi le cura sa bene che di quelle produzioni ne dovranno trarre l’adeguato risultato finale e farne di necessità virtù. Quanta fatica, ma anche quanta poesia.
Dopo avere ringraziato per la cordialità e disponibilità ci dirigiamo verso il nostro secondo appuntamento della giornata...
Tel./Fax. 040 201223
Autore: Claudio Veroli
Editor: Fulvia B.
alcune fotografie sono mutuate dal sito web di Azienda Agricola Zidarich.
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