... un adattamento di un verso di Alda Merini perchè ho sempre pensato che questa nobile spezia avesse qualcosa di poetico. Incontrare un campo di fiori di zafferano è una esperienza affettiva ancora prima che sensoriale.

La spezia più pregiata trova a Città della Pieve il suo habitat preferito. Sembra quasi impossibile che su questa collina umbra alta ca. 500 mt. sul mare, talora aspra e scoscesa, si annidino qua e là campetti, campi, aree coltivate, dove degli appassionati sposano la loro arte con la fertilità della terra e la inducono a generare l’oro rosso alimentare: lo zafferano. Eppure è perlomeno dal Sec. XIII che gli Statuti di Perugia indicano la zona di Città della Pieve come produttrice di questa deliziosa spezia, peraltro già raffigurata sulle pareti del Palazzo di Cnosso, a Creta, ca. 1500 anni prima di Cristo, sulla cui produzione subito si accanirono imposizioni fiscali.


Oggi la produzione e commercializzazione dello zafferano coltivato a Città della Pieve viene effettuata dai circa trenta membri del Consorzio Alberto Viganò "Il Croco di Pietro Perugino – Zafferano di Città della Pieve".

Come per tanti altri spettacoli che la Natura ci offre, poter vedere un campo di zafferano fiorito è una gioia per gli occhi. Piantate nella seconda metà d’agosto sotto forma di bulbi in filari regolari, separati da canalette per evitare ristagni d’acqua, in ca. 2 mesi e mezzo le piantine iniziano a generare i loro splendidi fiori dal colore violetto intenso: dalla sommità dei petali chiusi spuntano in molti casi le cime dei tre (e solo tre!) stimmi di colore rosso che ogni fiore produce. 


Ogni giorno lo spettacolo si ripete sin verso la fine di novembre, con punte che – a seconda dell’ampiezza del campo – possono arrivare a molte migliaia di fiori ogni giorno. La raccolta va effettuata la mattina verso le sei perché sotto il suo calore del sole i petali si dischiudono e le dita impiegano molto più tempo ad arrivare alla base del fiore e a staccarlo dal getto.


 


 Non appena colti, i fiori vanno distesi su di un tavolo e posti ad asciugare per qualche ora, sinché sono sufficientemente asciutti perché si possa dare inizio alla fase della sfioritura. Mani pazienti aprono del tutto i petali e staccano i tre stimmi rossi di ogni fiore, deponendoli nel cestelli che fanno parte dell’apparecchio essiccatore. Quivi sono lasciati per alcune ore ad asciugarsi grazie alla carezza d’un soffio costante di aria tiepida finché, scomparsa ogni traccia d’umidità, vengono con delicatezza deposti in un vaso di vetro a chiusura ermetica avvolto in un panno nero e custodito in uno stipo, per evitare contatti con la luce.



La successiva fase di lavorazione, il confezionamento, è supervisionata direttamente dal Consorzio, che si pone come garante della qualità del processo. Il Consorzio fornisce ai Soci tutti gli elementi dell’imballaggio, inclusi i barattolini di vetro nei quali vengono deposti i fili essiccati: un’operazione di certosina pazienza, dacché con una pinzetta e una bilancia di precisione in ogni barattolino viene deposto un quarto di grammo di prodotto in fili, con tolleranze minime.


Chiaro quindi che la produzione del ‘vero’ zafferano si colloca tra quelle del tutto artigianali, meglio, amatoriali, per l’altissima intensità di lavoro manuale di qualità che la caratterizza. E, come tutti i beni veramente amatoriali e di altissima qualità, il suo valore è ‘degnamente’ elevato: un grammo di zafferano ha al momento la medesima quotazione di un grammo d’oro, cioè 36 euro. Ci pensate, 36.000 euro al Kg.!




Chissà, allora, se ciò che viene spacciato nei supermercati come zafferano è veramente tale? Circolano molte versioni sulla percentuale di curcuma (uno dei principali ingredienti del curry) contenuta nelle bustine marcate zafferano, ma restiamo focalizzati sul prezioso zafferano votato ai palati dei veri intenditori, in tal modo anche tralasciando l’uso che può essere fatto dello zafferano come tintura di tessuti.

Cosa si prepara con un quarto di grammo di zafferano? Prima di tutto un saporito e delicato risotto alla milanese per 8 persone, purché si abbia l’avvertenza di mettere i fili in ammollo in acqua ben scaldata, ma non bollita, almeno mezza giornata prima della preparazione del risotto: al termine della cottura va versata l’acqua con i fili rossi, che conferiscono al piatto visibili, raffinate note di vivaci cromatismi.

Poi, sempre rispettando la dose in infusione di dieci-quindici fili per persona, ecco i nomi di alcune deliziose ricette che il Consorzio per lo Zafferano di Città della Pieve illustra su di un leaflet inserito nella confezione di ogni barattolino da 0,25 gr.: baccalà allo zafferano, pasta e fagioli allo zafferano, capretto (o agnello) allo zafferano, risotto con salsicce allo zafferano, zuppa di piselli allo zafferano, pesce di lago con salsa allo zafferano, spezzatino di vitello (o di maiale) allo zafferano. Molte di queste ricette – per non parlare degli innumerevoli dolci allo zafferano – si possono gustare durante la manifestazione di tre giorni organizzata dal Consorzio di solito verso la fine di ottobre, in modo che i banchetti espositivi dei Produttori del Consorzio possano essere adornati dai petali dei fiori raccolti nei giorni precedenti.

Io approfitto ogni anno di questo appuntamento per re-incontrare la splendida Città della Pieve, artistica gemma dell’Umbria, e gratificare il mio palato e il mio cuore con l’assaggio di qualcuna fra le specialità che il prezioso zafferano mi offre da gustare.

Solo un accorgimento: lo zafferano è una spezia benefica e ricca di antiossidanti tuttavia fate attenzione a non esagerare. Qualcuno dice che oltre i 20 g  possa risultare mortale ...


Autore: Francesco Viglienghi 


Editor: Fulvia Bertaccini



Città della Pieve

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Per la Manifestazione di tre giorni organizzata dal Consorzio Alberto Viganò "Il Croco di Pietro Perugino – Zafferano di Città della Pieve" di solito verso la fine di ottobre clicca qui

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Credits: la fotografia di Città della Pieve è mutuata dal sito “www.cittadellapieve.org”; tutte le altre immagini sono di M. Concetta Capodanno, che ha immortalato amatorialmente le fasi del processo di produzione per gli Amici dell’azienda agricola “Antheia” (agriantheia@gmail.com), appartenente al Consorzio Alberto Viganò "Il Croco di Pietro Perugino – Zafferano di Città della Pieve".







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20 Nov 2014

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